“La Pace” Marco Esposito

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«Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge.»

Galati 5:19-23

Ogni componente del frutto dello Spirito non è una base di partenza ma è un processo nel quale Dio ci chiede di entrare. Essi sono come una specie di “cartina tornasole”, ovvero sono in generale dei segnali che ci fanno capire dove stiamo andando. Infatti chi sviluppa le opere delle carne, la Bibbia dice che non erediterà il regno di Dio, ma chi cammina con il frutto dello Spirito sviluppato nella propria vita, sta viaggiando e camminando con la guida giusta.

Il termine usato per pace dall’apostolo Paolo è “Eirēnē” : pacifico.

In ebraico troviamo invece la parola “Shalom”, termine complesso e più articolato che significa: “pace, completezza, prosperità, star bene”. Questa espressione può riferirsi sia alla pace tra individui, sia alla pace tra la persona e Dio oppure il benessere e la sicurezza dell’individuo o di un gruppo di individui. Se coniugato in altre varianti, vuol dire anche “è stato pagato”; “pagato in anticipo”.

In sostanza se qualcuno paga e lo fa anche in anticipo c’è pace, e questo ci ricorda il sacrificio di Gesù.

Il concetto di pace ha 3 dimensioni:

  • La prima è relativa a ciò che ci circonda;
  • La seconda è quella interiore;
  • La terza è quella che riguarda Dio.
    Queste 3 dimensioni sono collegate tra loro e si influenzano a vicenda.
    Primo aspetto relativo a ciò che che ci circonda:
    «Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti.»

Giovanni 14:27

Oggi il termine pace è intesa come “assenza di guerra, di conflitti in genere; situazione opposta allo stato bellico”.

Però questa mancanza di guerra non esclude uno stato bellicoso. In altre parole se vuoi la pace devi essere sempre pronto a guerreggiare e quindi essa non è altro che un momento di tregua tra una guerra finita e il prossimo conflitto.

Ma noi cristiani in questa realtà che ci circonda come ci dobbiamo comportare?

«Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.» Matteo 5:9
In modo semplice ma efficace qui Gesù ci chiede di essere dei costruttori di pace!

«Ora, se a motivo di un cibo tuo fratello è turbato, tu non cammini più secondo amore. Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto! Ciò che è bene per voi non sia dunque oggetto di biasimo; perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione.»

Romani 14:15-19

«Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d’amore e di pace sarà con voi.»

2 Corinzi 13:11

La pace è un atteggiamento, occorre fare qualcosa per ottenerla, bisogna entrarci. Non è magia. Ma è l’opera di Dio nella nostra vita. È un attitudine a cui noi dobbiamo tendere permettendo a Dio di lavorare perché questo atteggiamento definirà la nostra casa, la nostra famiglia, la nostra chiesa e che farà superare paure, differenze, ecc…

Noi siamo operatori di pace, ma cosa significa?

Significa smussare gli angoli del nostro carattere, semplificare le cose, mitigare i conflitti, essere onesti di cuore e di mente. La pace solo desiderarla non costa nulla ma farla e costruirla, costa.

Differenza tra il conflitto e la dialettica:

Per dialettica si intende un confronto di idee tra persone che magari tendono alla stessa verità pur comprendendola diversamente. Uno scambio di opinioni che non ci devono mettere in conflitto l’uno con l’altro.

Per conflitto si intende invece una lotta affinché l’altro abbia torto, sia sminuito, perda o ne abbia danno.

Secondo aspetto quello relativo a ciò che accade dentro di noi:

La scrittura ci insegna che per avere pace bisogna ubbidire al Signore.

«Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi.»

Filippesi 4:9

«Nessuno, dopo aver udito le parole di questo giuramento, si illuda nel suo cuore dicendo: “Avrò pace, anche se camminerò secondo la caparbietà del mio cuore”. In questo modo chi ha bevuto largamente porta a perdizione anche chi ha sete. Il Signore non gli perdonerà; ma in tal caso l’ira del Signore e la sua gelosia s’infiammeranno contro quell’uomo, tutte le maledizioni scritte in questo libro gli verranno addosso e il Signore cancellerà il suo nome sotto il cielo»

Deuteronomio 29:18-19

Le persone riescono a stare in pace, tranquilli, calmi, quando sanno controllare una situazione avversa. Ma appena non riescono a gestire qualcosa, ecco che anche i migliori cadono. Noi non sappiamo controllare ogni cosa ma abbiamo una grande risorsa nella nostra vita che è Cristo Gesù. Noi affidiamo la nostra vita a Lui perché sappiamo che laddove noi non sappiamo come fare, c’è la sua mano potente pronta ad aiutarci.

«Al di sopra di tutte queste cose vestitevi dell’amore che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti. La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed esortandovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali. Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di lui.»

Colossesi 3:14-17

All’ubbidienza dobbiamo aggiungere un’altra cosa, lo stare insieme. Infatti dobbiamo esortarci gli uni con gli altri e non entrare in conflitto. Dobbiamo ammaestrarci gli uni con gli altri ma non fare i sapientoni, sapendo che Dio è capace di gestire ogni cosa.

Terzo aspetto relativo a Dio e al nostro rapporto con Lui:

«Infatti io so i pensieri che medito per voi”, dice il Signore, “pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza.»

Geremia 29:11

La Bibbia ci dice chiaramente quali sono i pensieri di Dio per noi.

«Lui, infatti, è la nostra pace; lui, che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione, abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la croce, sulla quale fece morire l’inimicizia. Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui abbiamo gli uni e gli altri accesso al Padre in un medesimo Spirito. Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare».

Efesini 2:14-20

Afferriamo ogni giorno il sacrificio che è stato fatto per noi e questo produrrà pace dentro di noi! Il nostro rapporto quotidiano con Dio produrrà pace nella nostra vita.
Ma perché dovremmo confidare in Dio?
«Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.»

Ebrei 11:1

Questo capitolo di Ebrei, se lo andiamo a leggere tutto, ci fa capire come fin dall’antichità Dio ha dimostrato che ci teneva al suo popolo. Sicuramente qualcuno ha avuto fede ma Lui è stato fedele. Ecco perché dobbiamo confidare in Dio.

Il termine Confidare vuol dire: “avere piena fiducia, manifestare a qualcuno i propri pensieri segreti, aprigli il proprio cuore”.

Fiducia invece è “un atteggiamento verso gli altri o verso se stessi che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità”.

Devi confidare in Dio, dunque, non perché devi fare un salto nel buio ma perché ha già dimostrato che puoi confidare in Lui.