“Il gigante della religiosità” Pastore Sandro Lauricelli

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Atti 6:1-7 «Intanto a Gerusalemme cresceva il numero dei discepoli e accadde che i credenti di lingua greca si lamentarono di quelli che parlavano ebraico: succedeva che le loro vedove venivano trascurate nella distribuzione quotidiana dei viveri. I dodici apostoli allora riunirono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la predicazione della parola di Dio per occuparci della distribuzione dei viveri. Ecco dunque, fratelli, la nostra proposta: scegliete fra di voi sette uomini, stimati da tutti, pieni di Spirito Santo e di saggezza, e noi affideremo a loro questo incarico. Noi apostoli, invece, impegneremo tutto il nostro tempo a pregare e ad annunziare la parola di Dio». Questa proposta piacque all’assemblea. Allora scelsero Stefano, uomo ricco di fede e di Spirito Santo, e poi Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, uno straniero che proveniva da Antiòchia. Presentarono poi questi sette uomini agli apostoli i quali pregarono e stesero le mani sopra di loro. Intanto la parola di Dio si diffondeva sempre di più. A Gerusalemme il numero dei discepoli cresceva notevolmente, e anche molti sacerdoti prestavano ascolto alla predicazione degli apostoli e credevano.»

In questo capitolo vediamo che gli apostoli scelsero 7 uomini affinché servissero alla mensa. Essi dovevano avere delle caratteristiche ben specifiche: era essenziale che fossero servi del Signore, d’aiuto, fedeli e ripieni di Spirito Santo, di fede, di sapienza per svolgere un compito che, con gli occhi naturali, era molto semplice ma che per gli apostoli era un compito importantissimo perché in quelle mense si riunivano i figli di Dio. Per cui si nota subito l’importanza dell’eccellenza e della consacrazione per la chiesa primitiva.

Il cuore di questo principio lo troviamo anche nell’apostolo Paolo, il quale ci teneva a presentarsi come un SERVO di Gesù Cristo facendo sempre una differenza tra ciò che era il suo cuore e ciò che era la chiamata di Dio per la sua vita. Romani 1:1«Vi scrive Paolo, servo di Gesù Cristo. Dio mi ha scelto e mi ha fatto apostolo perché io porti il suo messaggio di salvezza.»

Da sempre la parola di Dio ci dice che la chiesa è rappresentata da tre categorie di persone e che ciascuna di essa ha bisogno di ricevere qualcosa di spirituale. Ci sono:

  1. I non credenti, i quali devono essere resuscitati, ovvero devono incontrare Gesù;
  2. I religiosi, i quali devono essere risvegliati;
  3. I servi, i quali devono essere equipaggiati.

Gli apostoli scelsero dunque dei servi, consapevoli di un fatto: come servi si è tutti uguali ma come chiamata siamo tutti diversi.

Alle mense dunque furono assunti:

  • Stefano che morì poi come primo martire;
  • Filippo che divenne un’evangelista;
  • Procoro che divenne anziano di una chiesa;
  • Nicanore che morì come martire così come Timone e Parmenas;
  • Nicola che creò i nicolaiti, smettendo di servire per farsi servire. (L’unico che concluse male la sua chiamata).

Gli apostoli scelsero dunque uomini con una buona reputazione (essa è fondamentale perché le persone iniziano col fare quello che dici tu e finiscono col fare ciò che fai tu) e pieni di spirito, sapienza e potenza: l’idea di essere pieni di qualcosa significa essere dominati da quella cosa. Ognuno di noi è dominato da qualcosa e queste sette persone furono dominate dal desiderio di servire Dio perché non esiste una via di mezzo: o sei dominato da questo desiderio o non lo sei.

L’amore per Dio accende sempre il desiderio di servirlo. E servire Dio si traduce sempre nel servire gli altri, essere una benedizione per gli altri.

Stefano possedeva tutte queste caratteristiche che gli servirono per affrontare il gigante della religiosità.

Atti 6:8-15 «Dio era con Stefano e gli dava la forza di fare grandi miracoli e prodigi in mezzo al popolo. Ma alcuni individui gli si opposero: erano quelli della comunità ebraica detta dei liberti, insieme con altri di Cirène e di Alessandria, e altri della Cilicia e dell’Asia. Costoro si misero a discutere con Stefano, ma non potevano resistergli perché egli parlava con la saggezza che gli veniva dallo Spirito Santo. Allora pagarono alcuni uomini perché dicessero: «Noi abbiamo sentito costui dire bestemmie contro Mosè e contro Dio». Così misero in agitazione il popolo, i capi del popolo e i maestri della Legge. Poi gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono in tribunale. Presentarono perciò dei falsi testimoni, i quali dissero: «Quest’uomo continua a parlare contro il luogo santo, il Tempio, e contro la nostra Legge. Anzi lo abbiamo sentito affermare che Gesù il Nazareno distruggerà il Tempio e cambierà le tradizioni che ci sono state date da Mosè». Tutti quelli che sedevano nella sala del tribunale fissarono gli occhi su di lui e videro il suo volto splendere come quello di un angelo.»

Osserviamo come in pochi versi si passa da un uomo che sta servendo alle mense ad un uomo che va fuori e fa prodigi. Si passa dunque da servo di Gesù Cristo a chiamato e a mandato e, in effetti, gli uomini di Dio si sono sempre mossi in questo modo, prima servi, poi chiamati e poi mandati.

LA POTENZA DI DIO NON INCIDE CON IL TUO CARATTERE MA INCIDE CON LA SUA GLORIA. ESSA È PER GLI ALTRI E NON PER NOI STESSI. IL NOSTRO CARATTERE SI VEDE NEL SERVIZIO MA NO NELLA POTENZA DI DIO. NOI NON SIAMO IDENTIFICATI PER LA POTENZA DI DIO CHE AGISCE MA PER IL NOSTRO CUORE DI SERVO.

La nostra chiamata è di spingere il regno di Dio sempre più forte. E lo faremo sempre di più e crescerà il coraggio di predicare il Vangelo perché dentro di noi si accenderà quel fuoco come è successo a Stefano. Lui doveva essere in grado di resistere al gigante della religiosità. Per questo aveva bisogno di potenza, fede e della buona reputazione.

Rimase fermo, era equipaggiato, era un esperto della parola di Dio, era sincero, sacrificio. Per cui i religiosi del tempo tremavano davanti a lui.

Dobbiamo stare attenti a non entrare nella religiosità e lo fai quando:

  1. Segui le regole senza una ragione, (esempio: se andiamo in chiesa ma nel nostro cuore non si ha una visione di come si possa essere utili per fare del bene agli altri sono entrato nella religiosità, perché la chiesa serve per edificare noi stessi ma quando usciamo dobbiamo fare del bene agli altri, con piccoli gesti).
  2. Sei nel sistema ma non sei nella sostanza. Tu devi voler essere sempre una benedizione per gli altri . Giacomo 1:19-27«Ricordate una cosa, fratelli carissimi: ognuno deve essere pronto ad ascoltare, ma lento a parlare e lento a lasciarsi prendere dalla collera. Chi è in collera non può compiere ciò che è giusto secondo Dio. Perciò liberatevi da tutto ciò che è sporco e cattivo. Siate pronti ad accogliere quella parola che Dio fa crescere nel vostro cuore e che ha il potere di portarvi alla salvezza. Non ingannate voi stessi: non accontentatevi di ascoltare la parola di Dio; mettetela anche in pratica! Chi ascolta la parola ma non la mette in pratica è simile a uno che si guarda allo specchio, vede la sua faccia così com’è, ma poi se ne va e subito dimentica com’era. Se uno crede di essere religioso, ma poi non sa frenare la propria lingua, è un illuso: la sua religione non vale niente. Questa è la religione che Dio Padre considera pura e genuina: prendersi cura degli orfani e delle vedove che sono nella sofferenza, e non lasciarsi sporcare da questo mondo.»

Essere servi non dipende da quello che fai ma dipende da essere una benedizione in qualsiasi cosa tu faccia.

  • La religiosità giudica gli altri analizzando la realtà; la fede vede gli altri trasformati dalla verità. Stefano ha lottato contro lo spirito di religiosità che analizzava la realtà e che giudicava e anche Gesù lo fece quando dovette difendere la donna adultera dall’essere lapidata. Dunque la religiosità guarda la realtà, l’amore di Dio guarda la verità ma, piccola clausola, la verità va detta!!!
  • La religiosità enfatizza cosa tu non puoi fare, l’amore di Dio enfatizza ciò che tu puoi fare.
  • La religiosità alza le barriere, la parola di Dio le distruggi.
  • La religiosità riguarda ciò che l’uomo fa per Dio, la fede riguarda ciò che Dio ha già fatto per gli uomini.
  • La religiosità è una buona visione, il Vangelo è una buona notizia.
  • La religiosità finisce nella riforma esteriore, il Vangelo finisce con una trasformazione interiore.
  • La religiosità può diventare una falsa, il Vangelo è sempre una forza.

Il risultato finale della tua vita è dare gloria a Dio.

Trascrizione a cura di Alessia Zampella.